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2017Il mercato di fede islamica rappresenta il 24% della produzione
Mozzarella Dop, cresce il mercato dei consumatori di religione musulmana. È boom della mozzarella di bufala campana certificata “halal”, sostantivo arabo che significa “lecito”, ovvero che il prodotto può essere consumato dai musulmani osservanti ed è realizzato nel rispetto delle leggi islamiche, conforme ai dettami del Corano e della Sharia.
Nel 2016 sono stati prodotti 10.660.231 chilogrammi di mozzarella di bufala campana “halal”, pari al 24 per cento del totale. Vuol dire che 1 mozzarella Dop su 4 è destinata a consumatori musulmani. Cresce anche il numero di caseifici certificati, che oggi rappresentano il 20 per cento degli iscritti al Consorzio di Tutela in tutta l’area di produzione della Dop (Campania, basso Lazio, Capitanata in Puglia e Venafro in Molise).
Il successo è frutto da un lato della conquista di nuovi mercati in Paesi asiatici di fede islamica, come gli Emirati Arabi, e dall’altro di un gradimento crescente verso la mozzarella Dop da parte dei consumatori musulmani in tutta Europa, a cui viene offerto un prodotto ad hoc.
Le differenze della mozzarella di bufala “halal” non sono da ricercare nel prodotto ma nel percorso lavorativo, che prevede vincoli dettati dalla religione islamica, come ad esempio l’utilizzo di prodotti senza alcol per la pulizia degli impianti e l’impiego di caglio di origine animale certificato “halal”. Ma la svolta fondamentale è la verifica, da parte di autorevoli rappresentanti della comunità islamica, della correttezza dei procedimenti e dell’assenza di sostanze che, pure inavvertitamente, potrebbero rendere il prodotto non lecito per l’Islam.
“Il trend in crescita della mozzarella di bufala halal conferma l’apprezzamento globale del nostro prodotto da parte di ogni tipo di consumatore”, commenta il presidente del Consorzio di Tutela, Domenico Raimondo. “Secondo il report di Euromonitor, i consumatori di prodotti a marchio halal – sottolinea – costituiscono un mercato di circa 2 miliardi di persone ed entro il 2030 peseranno per il 26 per cento dei consumi mondiali. Per alcuni Paesi islamici quello halal è un requisito doganale imprescindibile per l’entrata e la commercializzazione di alcuni generi alimentari. Il comparto della mozzarella Dop ha raccolto questa sfida e la sta giocando da protagonista”.
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2017Il vano merci si tramuta in pizzeria itinerante grazie alla joint venture con Ape Street Fooding
Da vano per trasporto merci a vera e propria pizzeria. Questa è il nuovo utilizzo dei container che, grazie alla joint venture di Johnny Take Uè di Giovanni Kahn della Corte e Ape Street Fooding di Gianni Garofalo, sfornerà pizze della tradizione napoletana. Una pizzeria itinerante che può far leva sul forno elettrico di nuova generazione che mantiene 480 gradi costanti proprio come uno a legna.
IL FORNO COLORATO. Forno che è elegantemente arricchito, così come tutti quelli a marchio Johnny, di un rivestimento con tappi colorati di bottiglie di ferro grazie all’artista Luigi Masecchia di Ttappost, progetto artistico, sociale ed ecologico, che coinvolge ragazzi diversamente abili o appartenenti a categorie svantaggiate che si occupano della selezione e trasformazione dei tappi rispettando il loro tempo attraverso delle donazioni economiche o di attività creative insieme
PIZZAIOLO A VISTA E TAVOLINI ALL’ESTERNO. E poi il pizzaiolo che lavora a vista dietro al vetro con l’impastatrice al coperto. Tavolini ed una tenda elettrica con fari a led che consente ai clienti di consumare all’esterno. Tutto il personale è formato nel laboratorio di Johnny Take Uè, pizzeria e cucina d’eccellenza al Corso Vittorio Emanuele di Napoli, flagShip del network.
L’ESORDIO. Questo innovativo format ha fatto il suo esordio nel McArthurGlen Serravalle Designer Outlet (Alessandria). Prossime installazioni in Austria, Dubai, Tel Aviv. Le novità di Johnny Take Uè non terminano qui perché martedì 22 agosto in Viale Regina Margherita a Milano, aprirà un nuovo locale con 80 coperti sempre caratterizzato dall’Apecar all’interno.
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2017Secondo appuntamento con la rassegna “Positano Gourmet” martedì 1 agosto al ristorante “La Serra” dell’Hotel Le Agavi di Positano (via G. Marconi, 169 – www.leagavi.it – 089 81 19 80). Una cena a 4 mani firmata dallo chef resident Luigi Tramontano e Salvatore Bianco, ospite per una sera dell’albergo 5 stelle.
Il ristorante
Aperto dal 1982 con un terrazzo da cui è possibile ammirare tutta la splendida baia, il ristorante “La Serra” è stato completamente rivisitato quest’anno dallo scenografo Gennaro Amendola. La sala è dominata da cupole decorate con foglie dorate e pavimento in maiolica azzurra. I tavoli per l’esterno, particolarissimi, sono stati realizzati a mano su disegno, che si è ispirato a differenti tipologie di marmo, le tappezzerie ed il tovagliato sono realizzati ad hoc, sempre su disegno. Propone piatti tipici e specialità nazionali ed internazionali a pranzo, gourmet solo la sera. La cantina, curata da Nicoletta Gargiulo, con annessa champagneria guarda il mare e gode di una vista eccezionale.
Gli chef
Luigi Tramontano, chef originario della Campania formatosi all’Etoile Academy, ha collaborato con alcuni dei più apprezzati alberghi e ristoranti italiani, tra cui il De Russie di Roma ed il Grand Hotel Quisisana di Capri, ma anche il “Don Alfonso 1890”, 2 stelle Michelin di Sant’Agata sui due Golfi, che lo ha consacrato come uno dei massimi interpreti della cucina mediterranea. Grazie al suo tocco di Re Mida “Il Flauto di Pan” a Villa Cimbrone (Ravello) ha ottenuto la stella Michelin, e la “Terrazza Bosquet” del Grand Hotel Excelsior Vittoria di Sorrento – dove ha lavorato come Executive Chef – è stata inserita nella Guida Michelin. Da quest’tanno è alla guida delle cucine dell’albergo Le Agavi, che domina l’intera baia di Positano.
Salvatore Bianco, classe 1978, è l’executive chef de Il Comandante, il ristorante gastronomico fiore all’occhiello di Romeo hotel premiato dal 2012 con la stella Michelin e dal 2016 inserito nella prestigiosa guida Le Soste. Originario di Torre del Greco, porta nei piatti i sapori e i profumi del golfo di Napoli, che ama sposare con ingredienti e suggestioni di altre culture e territori. La sua cucina si esprime attraverso piatti di rara eleganza, costruiti con materie prime di grande qualità, lavorate al minimo per non alterare sapori e valori nutrizionali. Ricerca, passione, cultura e rispetto del territorio e uno spiccato gusto estetico danno vita a creazioni gastronomiche che seducono gli occhi e il palato, solleticano il naso e persino l’udito.
La cena
Aperitivo
- Panino al vapore con soffritto di tonno, lampascioni e misticanza (Chef Salvatore Bianco)
- Tavola di canapa (Chef Salvatore Bianco)
- “Impepata di cozze” – cozze con pepe di Timut e limone
- Croccante di riso alle alghe con pomata di ostriche
Menu
- Eclissi lunare di Kandinsky
- Variazione di crostacei con frutta e verdura
- Mare a Milano (Chef Salvatore Bianco)
- Ventresca di tonno con genovese, sugo di arrosto e foglie d’ostriche
- Sciroppo di melata di Positano, crumble di liquirizia
- Amarelli e sorbetto di Pompelmo rosa
- The matcha, edamame, xilitolo e ciliege fermentate (Chef Salvatore Bianco)
Il costo della cena, che avrà inizio alle ore 20.30 ha un costo di euro 100,00 per persona.
Posti limitati. Prenotazione obbligatoria.
Informazioni e prenotazioni:
telefono: 089811890
email: laserra@agavi.it
WhatsApp: 3317232960 (indicando nome, cognome ed e-mail)
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2017A partire da questa settimana la storica pasticceria Chalet Ciro sul lungomare di Mergellina a Napoli, aprirà anche nel giorno di riposo, il mercoledì, lavorando così sette giorni su sette. Si tratta di una scelta aziendale che mira a salvaguardare quanti più posti di lavoro possibili per il prossimo inverno e a limitare le ripercussioni negative a seguito dello stop ai tavolini e ombrelloni.
Anche nel giorno di chiusura, dunque, in attesa e nella speranza che tutto torni come prima, la pasticceria di Via Caracciolo continuerà a deliziare i palati di napoletani, turisti e quanti si avvicineranno allo Chalet Ciro per degustare le sue magnifiche graffe “fritte e mangiate”, i gelati artigianali genuini e ricchi di gusto, le torte freschissime, il caffè espresso e il famoso cono graffa.
Genuinità, freschezza e professionalità sono i punti di forza che contraddistinguono la produzione della pasticceria Chalet Ciro che, dal 1952, sceglie soltanto le migliori materie prime per preparare prodotti unici e inimitabili che esaltano l’autenticità della cucina partenopea.
Chalet Ciro,
Via Caracciolo
80122 Napoli
tel. 081 669928
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2017Passione di Sofì prende un classico della gastronomia e lo rielabora
A vederlo sembra proprio il classico tarallo napoletano, ma solo quando lo si assapora si comprende che non è così. È il tarallo fritto l’ultima invenzione di “Passione di Sofì”, friggitoria dal motto “tradizione moderna” che ha sede in via Toledo 206 a Napoli. Ed è proprio a partire dal loro credo che nasce questa idea di prendere un classico della gastronomia napoletana e rielaborato regalandogli nuova vita e un nuovo sapore. Se il metodo di preparazione è un segreto, non vengono celati gli ingredienti: farina biologica poco raffinata, strutto, mandorle baresi, pepe nero di cayenna, sale integrale di Sicilia, acqua e lievito madre. Quindi si presenta con la consistenza di una ciambella e tutto il sapore e gli ingredienti di un tarallo napoletano.
LA TRADIZIONE MODERNA. “Passione di Sofì” vuol dire qualità delle materie prime e rispetto della tradizione, costante ricerca dei sapori e massima attenzione ai particolari. La cucina di Sofì rispecchia il suo amore per la genuinità e il valore dei prodotti, cucinati sempre in modo da preservare e valorizzare le loro caratteristiche. Una cucina nuova che non dimentica mai gli antichi insegnamenti che hanno reso grande nel mondo la gastronomia napoletana. Ed ecco il ciurillo (che campeggia sull’insegna), il calzone (salame e ricotta o scarole e olive), il filoncino, le verdure pastellate, i crostoncini di ricotta, le zeppoline, il crocchè (semplice, con prosciutto o con friarielli), gli scagliuozzi, gli arancini, le frittatine, le montanare, ma anche frittelle di baccalà, alici di Cetara, gamberi, calamari e polipetti, pizzette di cicinielli. Ricette originali, uniche e innovative che hanno, però, tutto il sapore della tradizione. Una tradizione moderna.
CHI È SOFÌ? Il locale prende ispirazione da Sofì, la popolana che rubò il cuore di Ferdinando I di Borbone, il Re “Lazzarone”, grazie alle sue irresistibili abilità culinarie. Al primo piano della friggitoria è stata ricostruita proprio la Casa di Sofì, un ambiente che potesse mantenere intatta quella veracità che è l’anima della cucina migliore al mondo, avvolgendo i clienti in un’atmosfera vivace tipica delle case napoletane, mentre nelle loro bocche si scioglie il gusto delle specialità avvolte nei cuoppi, cartocci di carta paglia, e cucinate ogni giorno dalle mani abili e sapienti di artigiani del fritto.
IL FRITTO, PASSIONE ANTICA CHE NON FA MALE. «La frittura da sempre viene consumata come un cibo di strada – così Angelo Terzo, patron di Passione di Sofì – già nel 2500 a.C. in Egitto era una pratica diffusa, così come nell’epoca romana. Anche a Napoli ha origini antiche, è un rito, uno stile di vita, perché fa parte della cultura partenopea che vive la città anche nelle sue strade, nei suoi vicoli, nei suoi luoghi. Ad oggi poi diversi scienziati dopo nuove ricerche, hanno scoperto che la frittura non sia dannosa come si racconta da anni ma addirittura sembra essere un ottimo modo per prevenire molte malattie come il cancro anzi. Ed inoltre è affermato che le verdure mantengono le loro proprietà nutritive di più se fritte nell’olio d’oliva rispetto a quando sono cotte in acqua. Il segreto è usare l’olio giusto, e non esagerare, come in tutte le cose».
Passione di Sofì
Via Toledo 206
Napoli
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2017Ha riscosso grande successo l’opening party il 31 maggio durante il quale sono stati per la prima volta accesi forno e fornelli di Zzambù, un nuovo tempio del gusto ubicato a Napoli sul lungomare Partenope (al civico 9) , un posto dove sarà possibile degustare un’ottima pizza oppure un goloso panino, un luogo dove gli ospiti potranno vivere esperienze legate non solo al buon cibo, ma anche legate alla musica, all’arte, etc. Lo si intuisce già dal nome, Zzambù, una “joint venture letterale” di pizza e hamburger, un naming che trae ispirazione da quello che nasce come un linguaggio sottodialettale, usato dai musicisti partenopei fin dal ‘700: la Parlesia (Pino Daniele in molti suoi testi ha inglobato termini di questa vera e propria lingua)… Lo si intuisce da un progetto, che anima uno dei piatti in menù: i fagioli alla Bungtbangt, un omaggio al musicista e cantautore napoletano Maurizio Capone, fondatore del gruppo omonimo alla pietanza, pioniere della “musica eco-sostenibile” e da sempre impegnato in laboratori (spesso svolti nelle carceri) attraverso i quali insegna i partecipanti a costruire strumenti musicali con materiale riciclato. Infatti la ricetta di questi fagioli alla messicana è ottenuta da “ciò che resta” delle verdure di stagione. Parte del ricavato delle vendita di questo piatto sarà devoluto a un progetto di Maurizio.
Maurizio Capone
“Che la musica possa portare lontano lo si può immaginare, ma addirittura diventare ispirazione per un piatto ed essere uno degli elementi caratterizzanti di un ristorante è per me molto emozionante. Zzambù è un bell’esempio di come si possa dare messaggi positivi e stimolanti anche attraverso un’attività commerciale. Rappresenta la concretizzazione di un’idea che porto avanti da sempre, e cioè che i temi importanti per la società – uguaglianza, rispetto per l’ambiente, non violenza e legalità – vadano uniti e suggeriti attraverso le attività quotidiane, con semplicità e leggerezza. Ringrazio Zzambù per aver scelto me ed il mio gruppo come simbolo di tutto questo e di aver pensato di offrire al suo pubblico, insieme a degli ottimi alimenti per il corpo, anche degli ottimi alimenti per l’anima. La nostra collaborazione potrà avere tante evoluzioni perché siamo persone a cui non manca la creatività e, soprattutto, ci unisce la voglia di diffondere cose buone!”
Il locale
Eccellenza riconosciuta e attribuita alla cucina napoletana, sia in Italia che all’estero, la pizza è stata inglobata in questo progetto nella persona di Salvatore Di Matteo, pizzaiolo e friggitore napoletano, ultimo erede di una dinastia storica di pizzaioli, nata nel 1897 nella cinta urbana partenopea.
Salvatore sceglie di affiancare Zzambù col suo nuovo format, incentrato sul racconto della tradizione della pizza napoletana, grazie ad un percorso fatto di evoluzione, attraverso la ricerca di prodotti di eccellenza legati al concetto di territorialità, che lo hanno gradatamente condotto ad un concept di pizza “gourmet”… Eccone qualche assaggio: la Marinara rustica con pomodoro del Piennolo , aglio dell’Ufita, origano di montagna e olio evo; la pizza fritta Essenzia con provolone del monaco, pomodoro del Piennolo, provola di latte vaccino e basilico; la pizza Mon Amour con fior di latte, mousse di ricotta, radicchio rosso, zucchine grigliate e olio evo; la pizza Tonnarella con fior di latte, pomodorino Corbarino, crema di cipolle caramellate, tonnetto alletterato, olive taggiasche, formaggio pecorino e olio evo.
Il progetto ‘’Zzambù’’ è nato da un’idea di quattro professionisti napoletani che vantano esperienze e competenze in un altro apprezzato campo gastronomico: la Burgeria! Lo dimostrano le ricette dei panini in menù, eccone alcune: o Prufessorë (il posteggiatore) con hamburger di maialino nero Casertano, funghi porcini, caciocavallo irpino e salsa all’aglianico e noci; il panino Parlèsia con pulled pork, cheddar, insalata coleslow, salsa barbecue e cipolle croccanti nel filoncino all’olio; il Bacone (o’malament) con hamburger di scottona, melenzane a funghetto bianche, pomodorini gialli, scaglie di parmigiano e mousse di pesto al basilico.
Zzambù
Lungomare Partenope 9
Napoli
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2017Seconda edizione per Birra in B…Rocca nella incantevole cornice del Castello di Arechi a Salerno, in programma dal 26 al 28 maggio prossimi.
Domenica, alle 18:30, all’interno del programma è prevista la presentazione del libro nella Sala Convegni, al cospetto degli autori Roberto Pellecchia, Antonella Petitti e Sabrina Prisco, dell’editore Gabriele Cavaliere e di alcuni dei mastri birrai “svelati” nell’opera e delle loro birre, proposte in degustazione. Il costo di partecipazione è di 10 euro e comprende anche una copia del libro.
Facce da Birra “completa” il trittico di approfondimento avviato venerdì e sabato, dalle 18:30 alle 20:00, dalle due sessioni di corso “Dal Luppolo alla Brocca” a cura di Unionbirrai (nella persona di Alfonso Del Forno, coordinatore Unionbirrai Beer Tasters della Campania) e AIS (nella persona di Vittorio Guerrazzi, degustatore ufficiale AIS Salerno).
Si tratta di 3 incontri “separati”, con prenotazione obbligatoria e pagamento via PayPal (o carta di credito) ed un massimo di 40 partecipanti per incontro. Per prenotare www.birrainbrocca.it
Il Libro.
19 i birrifici protagonisti, 19 percorsi turistici, 4 pub storici, centinaia di prodotti tipici da scoprire e di indirizzi in cui “mangiare&dormire”. E’ la Campania della birra artigianale, con le sue facce e le sue storie dapprima imprenditoriali, poi di vita vissuta.
Una Campania tendenzialmente giovane sia d’età che d’esperienza, ma che sta contribuendo in maniera rilevante alla nascita di una identità brassicola tutta italiana, una tendenza che guarda al territorio ed alla materia prima autoctona che ci rende noti in tutto il mondo.
E’ questo – in sintesi – il fil rouge di “#faccedabirra – Le storie, i volti e i luoghi della birra artigianale in Campania” edito da Officine Zephiro, opera uscita in questi giorni nella ricorrenza dei vent’anni della birra artigianale italiana.
Un libro “nuovo” per la formula che mescola sapientemente il food al turismo in nome di un segmento che tende a crescere a dispetto della crisi, ovvero il turismo gastronomico.
Dunque non una guida ma un compagno di viaggio per chi, mosso dall’amore per la birra artigianale, apprezzi l’idea (etica) di scoprirla nei luoghi di produzione, unendo un piacere di gola alla nobile missione di conoscere meglio una regione che ha ancora tanto da raccontare.
D’altronde i birrifici ed i microbirrifici protagonisti di #faccedabirra spesso nascono in luoghi abbastanza isolati e lontani dalle classiche mete.
Le molteplici realtà produttive nate in Campania a partire dal 1999 (oggi se ne contano circa 50, ma il numero tende a cambiare quotidianamente) rappresentano anche uno spaccato interessante dell’imprenditoria giovanile. In un divertente identikit il birraio campano è nato nel 1974, non è laureato e – dopo aver cercato lavoro – ha “ripiegato” (e con soddisfazione) su una passione, trasformandola in mestiere.
Un libro da leggere più volte e a più livelli, da consultare e con cui viaggiare, firmato da Roberto Pellecchia, autore di numerosi libri ed ottimo fotografo, da Antonella Petitti, giornalista specializzata in food ed in viaggi, e da Sabrina Prisco, ristoratrice e degustatrice.
#faccedabirra
Le storie, i volti e i luoghi della birra artigianale in Campania
Officine Zephiro Editore
formato: cm 14,00 x 24,00
pagine: 240 a colori
rilegato in Brossura
E’ possibile acquistare il libro presso le librerie del circuito Feltrinelli e Mondadori, la lista completa al link: http://www.officinedellibro.
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2017Oggi 27 maggio alle ore 20,00 nella centralissima piazza Flavio Gioia di Salerno apre i battenti Sushiarìa, un nuovissimo concept dedicato al pesce crudo di qualità in versione mediterranea.
Settanta coperti distribuiti tra interno ed esterno dove poter gustare, senza costi di coperto e servizio, un “sushi all’italiana” con tartare, panini di mare e crudi firmati dal giovane chef Francesco Fierro, forte della lunghissima esperienza presso l’Hostaria de Rota di Mercato San Severino.
Una carta dei vini, essenziale ma al tempo stesso in grado di accontentare tutti i tipi di clienti, completa l’offerta di questo locale allegro e informale, realizzato in collaborazione con l’azienda vitivinicola irpina Colli di Castelfranci.
L’apertura di Sushiarìa verrà celebrata con un appuntamento musicale all’insegna dell’energia carioca. Dalle ore 20,00, infatti, “La Bandita – Officina del Ritmo”, un’orchestra di percussioni afro-brasiliane fondata nel febbraio del 2005 a Bari sul modello della ‘bateria di samba’ brasiliana, si esibirà prima per le vie del centro e poi raggiungerà piazza Flavio Gioia per un concerto dai ritmi travolgenti.
Info e prenotazioni:
Sushiarìa
Piazza Flavio Gioia
Salerno
Tel. 089 5647149
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2017Venerdì 26 maggio alle ore 20,30 a Villa Sabella, l’ottocentesca dimora che domina il golfo di Baia (Na), serata d’eccezione incentrata sul jamón iberico Reserva Especial dell’azienda Emiliano Garcia. A tagliare, rigorosamente a mano, questo pregiatissimo prosciutto spagnolo che ha ben 62 mesi di stagionatura sarà il maestro cortador Juan Josè Herrero.
Per l’occasione Antonio Grasso, chef della struttura della famiglia Sabella, realizzerà un menu in cui i sapori flegrei si sposeranno col jamón iberico. L’intero percorso degustativo sarà accompagnato da una variegata selezione di vini francesi.
“Viaggio nel Mediterraneo” è un evento organizzato da Laura Gambacorta e Fabio Oppo, in collaborazione con Emiliano Garcia e Araldica distribuzione.
Menu
Aperitivo in terrazza con jamón iberico Emiliano Garcia e finger dello chef Antonio Grasso
Caprese con crudo e cotto di gamberi rossi e jamón
Risotto di mare con provolone del monaco, tartufi, basilico e granella di jamón
Tournedos di branzino e jamón con spuma di patate e dressing alla clorofilla di prezzemolo
Dolcezze finali
In abbinamento:
Spumante Brut Cuvée Nicolas Francois – Gratien & Meyer
L’Océade Blanc Atlantique IGP 2015
Pouilly Fumé 2014 Domaine Chauveau
Chablis 2014 La Colombe
Ticket di partecipazione: euro 60 (vini inclusi)
Ingresso solo su prenotazione
Info e prenotazioni:
Villa Sabella
Via delle Terme Romane, 23/27
Baia (Na)
Tel. 081 8688174 – 333 5853826
www.villasabellaeventi.it
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2017Non solo pastiere napoletane e colombe in diversi gusti ma anche tanti casatielli dolci, conosciuti in alcune zone come “pigne pasquali”, per chiudere adeguatamente i pranzi delle imminenti festività pasquali. Sono queste le specialità che in questi giorni riempiono gli ampi banchi della pasticceria Altamura di Volla, piccolo comune alle falde del Vesuvio.
Il casatiello dolce, che ha origini molto antiche, veniva preparato la sera del sabato santo per essere donato, avvolto con un nastro di raso, dalle giovani fanciulle alle mamme dei loro promessi sposi. Carmine e Vincenzo Altamura, titolari e pasticcieri, si rifanno alla versione diffusasi nella zona di Marcianise dove questo dolce dal profumo particolare, alto, asciutto, ricoperto di glassa e confettini, e che richiede una preparazione di circa 3 giorni, prende il nome di “pigna pasquale”.
Per quanto riguarda le colombe, disponibili in diversi gusti, si continua con la filosofia “on demand”, già adottata per i panettoni, grazie alla quale la colomba viene realizzata su richiesta del cliente. In pratica il cliente sceglie il gusto della colomba, la prenota e quando è pronta va a ritirarla o la riceve a casa. La consegna viene effettuata gratuitamente in tutta la città di Napoli mentre è a pagamento per il resto d’Italia.
Inoltre Carmine e Vincenzo hanno pensato anche ai bambini, notoriamente amanti del cioccolato, per i quali hanno ideato gli “Altamurini”, uova di cioccolato al latte con sorpresa personalizzabile che, decorate con pasta di zucchero e coloranti naturali, danno vita a tanti divertenti soggetti come le faccine di Facebook, la coniglietta “Carotina” e il cagnolino “Teo”.
Pasticceria Altamura
Via Lufrano, 25
Volla (Na)
Tel. 081 7746822